J. R. R. Tolkien

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J. R. R. Tolkien

Immaginate di essere un bambino di appena cinque anni, costretto a letto dalla febbre. L’unico sollievo è la televisione, dove trasmettono Il Signore degli AnelliLe due Torri, il secondo film della trilogia.

Immaginate di essere spaventati alla vista di Gollum, uno dei personaggi più iconici, ma anche di venire folgorati dalla bellezza della Terra di Mezzo. Immaginate che l’avvenimento sia uno dei vostri primi ricordi d’infanzia, talmente intenso da determinare i vostri gusti letterari e cinematografici.

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La storia che ha ispirato generazioni cominciò il 3 gennaio 1892 a Bloemfontein, quando nacque John Ronald Reuel Tolkien, ma quali furono gli avvenimenti che ispirarono l’autore a creare l’universo di Arda?

Le opere di Tolkien, soprattutto Il Signore degli Anelli e Il Silmarillion, racchiudono una vasta serie di influenze che spaziano dal suo profondo interesse per la filologia e il linguaggio, alla cristianità, passando per la mitologia, l’archeologia e la letteratura antica e moderna, senza dimenticare le esperienze personali che hanno segnato la sua vita.

Rimasto orfano di padre nel 1896, Tolkien andò a vivere con i suoi nonni. Trascorse un’infanzia serena e libera nella tranquillità delle campagne di Birmingham, dedicandosi a lunghe esplorazioni nella natura circostante. Le avventure all’aria aperta influenzarono profondamente la sua immaginazione, ispirando la creazione della Contea, mentre le esperienze vissute nelle trincee della Prima Guerra Mondiale contribuirono a modellare l’oscura realtà di Mordor.

Tolkien trasse ispirazione da toponimi reali, ad esempio Bag End, che non è solo la casa di Bilbo Baggins, ma rappresenta quella della zia dell’autore.

Tolkien fu educato a casa dalla madre, che gli impartì un’ampia formazione con particolare attenzione alla botanica e alle lingue. Non sorprende, quindi, che il giovane Tolkien avesse una predilezione per il disegno di paesaggi e alberi. Inoltre, la madre gli insegnò i fondamenti del latino sin dalla tenera età, stimolando il suo interesse per le lingue, sfociato in adolescenza con il primo contatto con una lingua artificiale: l’animalico, ideata dai suoi cugini.

La passione per la creazione di lingue artificiali lo portò a sviluppare quelle presenti nelle sue opere, tra le quali spiccano il sindarin e il quenya, quest’ultima concepita come una sorta di “latino elfico” e arricchita da influenze linguistiche provenienti dal finlandese, dal gallese, dall’inglese e dal greco.

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Nel 1911, Tolkien trascorse una vacanza in Svizzera, un’esperienza che ricorda con vividezza in una lettera scritta nel 1968, nella quale osserva che il viaggio di Bilbo attraverso le Montagne Nebbiose, inclusa la scena della caduta tra le rocce scivolose nei boschi di pini, rappresenta una trasposizione narrativa di alcune escursioni che lui stesso aveva compiuto.

Immaginate di essere devoti a Tolkien, di ringraziarlo per aver fantasticato sin da piccoli di vivere epiche avventure in mondi straordinari, per aver conosciuto il vostro migliore amico, imparando il valore dell’amicizia e della fratellanza. Immaginate di ringraziarlo per aver imparato a raccontare la realtà attraverso la fantasia.

«La fantasia è una naturale attività umana, la quale certamente non distrugge e neppure reca offesa alla ragione, né smussa l’appetito per la verità scientifica, di cui non ottunde la percezione. Al contrario: più acuta e chiara è la ragione, e migliori fantasie produrrà».

Articolo di Lorenzo Lapomarda.

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