La forma dell’acqua

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La forma dell'acqua

La forma dell’acquaThe shape of water è il romanzo di Daniel Kraus e di Guillermo Del Toro che ha, ispirato l’omonimo film diretto proprio da quest’ultimo. Vincitore di 4 premi Oscar, tra cui miglior film e miglior regista, nonché  Leone d’Oro alla 74esima Mostra d’arte cinematografica di Venezia.

Elisa (Sally Hawkins) è una ragazza dolce e silenziosa, è muta, ma anche se non lo fosse probabilmente parlerebbe assai poco. Fa l’addetta alle pulizie in un centro di ricerche di quelli in cui non sai mai cosa succederà, ma sai che qualcosa di grosso succederà, e probabilmente è meglio continuare a non sapere cosa. Quello in cui vive è  un piccolo mondo antico, fatto di routine e sicurezza, di gesti ripetuti e abitudini consolidate che creano una malinconica e solitaria comfort zone

locandina (1)

A scompigliare tutto è la curiosità, la voglia di conoscere ed empatizzare con “un altro diverso e mostruoso”, solo e reietto, come lei: “il mostro della laguna nera”, custodito, osservato, torturato nel centro di ricerche. Elisa entra in contatto con quella creatura e tra i due si crea un legame sempre più forte. Un legame incomprensibile al mondo, che vede in lei una donna insignificante e nella creatura soltanto un mostro da studiare. Un legame che ha i tratti e la forza del vero amore.

Qui Guillermo del Toro ci svela tutta la sua fascinazione e l’amore per il cinema di Jack Arnold, in cui innesta con forza e passione il cardine del suo stesso film: l’amore

Fa da sfondo, e si sfuma, il tema di un fantasy d’azione e suspense.

Il film assume totalmente le sembianze di una storia di scoperta emotiva e dramma della perdita capace di dare un senso a vite spente e solitarie in grado di incontrarsi nelle reciproche diversità. Una favola dark, una favola bella, attuale, per famiglie alla ricerca di metafore educative e per cuori gentili. Un film ben confezionato, con meticolosa attenzione ai dettagli ed all’esaltazione dei buoni sentimenti. 

Una regia non banale, ma elegante, fluida, fatta di movimenti di macchina plastici, inquadrature che partono dai primi piani per poi spostarsi dolcemente, allargandosi in carrellate dall’andamento curvilineo.

Articolo a cura di Manuela Ciferri.

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