La porta delle stelle

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La porta delle stelle

«Cara la mia figlia del brigante», papà diceva sempre così.
Mi chiamava anche il suo Scrigno del tesoro e il mio Fondo sovrano. Ci chiamava la Stella e la Luna, e Maccheronja e Melassa. Ci chiamava Ronja figlia del brigante e Melissa Moonlight. Entrava dalla porta e gridava: «Dove sono la mia figlia del brigante e il mio chiaro di luna?»
«Qui», rispondevamo allora noi. «Siamo qui a mangiare cornflakes.»

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Siamo a Tøyen, un quartiere alla periferia di Oslo. Ronja ha dieci anni e vive insieme a suo papà, un uomo fragile, che frequenta troppo spesso il pub e fatica a tenersi un lavoro – oltre che a tenere saldamente le redini della realtà e della sua vita –, e a sua sorella Melissa, un’adolescente che invece cerca di gestire la quotidianità domestica e prendersi cura di Ronja. Con l’avvicinarsi del Natale, Ronja torna felice da scuola perché ha trovato un nuovo lavoro per suo papà: andrà a vendere abeti e ghirlande. Ma il lavoro che Ronja procura a suo padre, che la spinge a sognare un Natale sereno e colmo di regali per lei e Melissa, non riesce a risolvere i loro problemi.

Per fortuna, però, la loro vita è costellata anche di persone che tendono loro una mano con piccoli gesti di gentilezza, rendendo così le relazioni umane un elemento centrale nella storia: per esempio c’è il custode della scuola, che veglia su Ronja, ma anche un anziano vicino di casa, un personaggio che subirà una significativa evoluzione agli occhi della piccola protagonista. 

La narrazione ci offre il punto di vista di Ronja, per una storia che con dolcezza e profondità delinea i contorni di un’esistenza ai margini. I suoi occhi osservano con attenzione la realtà intorno a lei e il suo sguardo è attraversato da una moltitudine di emozioni. Il suo animo di bambina, ad esempio, è acceso dall’amore e dall’aspettativa nei confronti di suo papà, dal quale ha ereditato l’arte di sognare anche ad occhi aperti – che la spinge a usare la sua fervida immaginazione come rifugio da una realtà troppo spesso amara –, ma le cui scelte spesso la spingono verso gli opposti di queste due emozioni. 

Ma è soprattutto il legame tra lei e Melissa a colpire il lettore. Le due sorelle, infatti, sono molto diverse fra loro, così profondamente sognatrice Ronja per quanto è concreta e disillusa Melissa («Sognate troppo, dice sempre Melissa, se i sogni fossero un lavoro, a quest’ora potremmo vivere in una villa a Holmekollen»), ma si prendono cura l’una dell’altra con tenerezza e fiducia, facendo fronte comune contro una realtà difficile e cercando un loro riscatto.

Ingvild Rishøi, nata a Oslo nel 1978, è una scrittrice molto popolare in Norvegia e tradotta e pubblicata in oltre venti Paesi. Con “La porta delle stelle”, il suo primo romanzo ad approdare in Italia, ha regalato ai suoi lettori una fiaba natalizia contemporanea, con forti richiami alle storie più tradizionali: la lettura, infatti, evoca le atmosfere dei racconti di Dickens e Andersen, fra gli altri. “La porta delle stelle” è un romanzo forte e commovente in cui la fantasia e il contatto umano irrompono con forza nella crudezza della realtà, donandoci una storia perfetta da leggere avvolti dal calore di un plaid e di una cioccolata calda, immersi in una suggestiva ambientazione nordica. 

Articolo di Giulia Bocchetti.

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