LE PAGINE SCRITTE DA ANTHONY BURGESS NELLA SUA CASA DI BRACCIANO
Le sponde del nostro lago hanno ospitato nel corso degli anni numerosi artisti internazionali, che qui hanno trovato pace e ispirazione.
Oggi noi di Barchette di Carta vogliamo parlarvi dello scrittore Anthony Burgess.
Il nome forse non dirà nulla ai più, poiché ha avuto la fortuna/sventura di vedere un suo romanzo trasformarsi in film per mano di Stanley Kubrick.
Ma andiamo con ordine.
Anthony Burgess è uno scrittore, critico letterario, glottoteta, compositore, librettista, poeta, drammaturgo, sceneggiatore, giornalista, saggista e traduttore britannico.
Un uomo dai molti talenti che affina viaggiando per il mondo e accumulando esperienze. Burgess ha infatti vissuto e lavorato negli Stati Uniti, nell’Asia sudorientale, in Europa e per lungo tempo a Roma e a Bracciano.
Durante i suoi anni romani Burgess ha lavorato insieme a Suso Cecchi d’Amico alla sceneggiatura del kolossal televisivo Gesù di Nazareth, diretto da Franco Zeffirelli. Ha inoltre contribuito a far conoscere la romanità ai suoi connazionali traducendo dal romano all’inglese 80 sonetti del Belli.
I suoi romanzi, tradotti in tutto il mondo, hanno un filo conduttore: la violenza, fisica e psicologica, che minaccia l’uomo e la sua libertà individuale.
Il suo titolo più noto, quello che è divenuto prima un film di Kubrick poi un modo per descrivere atti di violenza brutale quanto gratuita è Arancia meccanica (A Clockwork Orange).
Romanzo e film si somigliano davvero molto. Kubrick tendeva a dare una sua personale visione dei testi che leggeva, a volte arrivando a stravolgerli, ma le tematiche affrontate da Burgess hanno trovato un riscontro quasi totale nella mente di Kubrick. Il finale differisce parecchio però.
Comunque tutti sappiamo, anche chi non ha letto il libro né visto il film, che Arancia meccanica rappresenta un caso mediatico da quasi 50 anni.
“È un film violento che incita alla violenza.”
Questa l’accusa più ricorrente.
E la più infondata.
Durante la Seconda Guerra Mondiale una donna inglese venne violentata da tre soldati statunitensi. Quella donna era Liana, la moglie di Burgess. Secondo l’autore “ritrarre la violenza doveva essere un atto catartico e caritatevole insieme”. La violenza esiste. E non è ignorandola che sparirà dal mondo. Anzi. Bisogna parlarne, non solo per denunciarla, ma per cercare di comprenderne le ragioni e possibilmente estirparne le radici. Ma quest’ultima forse è un’utopia.
Arancia meccanica è stato pubblicato nel 1962. Sembra scritto oggi, invece proprio quest’anno compie 60 anni. Il tema è sempre attuale, purtroppo, e lo stile è fresco grazie anche all’invenzione del Nadsat, lo slang parlato da Alex e dai suoi Drughi, che mischia termini inglesi e russi creando qualcosa di inedito.
Risale al 2019 la notizia riguardante il ritrovamento del sequel di Arancia meccanica.
Il manoscritto faceva parte di un lotto di carte rimaste nella casa braccianese di Burgess e trasferite dopo la sua morte, avvenuta nel 1993, nella sede della fondazione a lui intitolata nella città di Manchester.
Anthony Burgess ha vissuto a Bracciano insieme alla sua famiglia negli anni che vanno dal 1970 al 1975. La sua casa occupava i civici 1 e 2 a piazza Padella, uno scorcio particolarmente affascinante all’ombra del castello. La casa fu venduta a Burgess dallo scultore americano Milton Hebald, il quale ha realizzato un busto dello scrittore attualmente visibile nella sede della fondazione a Manchester. Sempre alla fondazione è possibile ammirare i disegni realizzati dallo stesso Burgess relativi ai lavori della casa.
Nel 1971 esce il romanzo M/F. Qui il protagonista, Miles Faber, fugge dall’isola di Castita (probabilmente Malta) e trova rifugio in una casa sul lago di Bracciano.
Che dire? Se fosse ancora tra noi non esiteremmo a invitare Burgess alla prossima edizione di Barchette di Carta!
Articolo di Monia Guredda