Se una notte d'inverno un viaggiatore
“La vita si ascolta così come le onde del mare… Le onde montano… crescono… cambiano le cose… Poi, tutto torna come prima… ma non è più la stessa cosa…”.
Nel 1993, le correnti della pubblicazione conducono sulle spiagge della letteratura uno dei romanzi più poetici di Alessandro Baricco, tra i più famosi autori italiani contemporanei a essere amato quanto criticato.
“Se una notte d’inverno un viaggiatore” è infatti uno dei più celebri esempi di metaromanzo, dove la cornice non fa che contenere dieci inizi di romanzi diversi che non si concludono mai: “Se una notte d’inverno un viaggiatore” (dello scrittore Italo Calvino); “Fuori dell’abitato di Malbork” (di Tazio Bazakbal, scrittore polacco); “Sporgendosi dalla costa scoscesa” (di Ukko Athi, scrittore cimmero); “Senza temere il vento e la vertigine” (di Vorts Viljandi, pseudonimo cimbro dello stesso Ukko Athi); “Guarda in basso dove l’ombra s’addensa” (di Bertrand Vandervelde, scrittore belga); “In una rete di linee che s’allacciano” (di Silas Flannery, scrittore irlandese); “In una rete di linee che s’intersecano” (ancora di Silas Flannery); “Sul tappeto di foglie illuminato dalla luna” (di Takakumi Ikoka, scrittore giapponese); “Intorno a una fossa vuota” (di Calixto Bandera) e infine “Quale storia laggiù attende la fine?” (di Anatoly Anatolin).
Non c’è mai descrizione migliore di un’opera di quella che ne fa il suo stesso creatore, quindi alle parole di Calvino: «È un romanzo sul piacere di leggere romanzi; protagonista è il Lettore, che per dieci volte comincia a leggere un libro che per vicissitudini estranee alla sua volontà non riesce a finire. Ho dovuto dunque scrivere l’inizio di dieci romanzi d’autori immaginari, tutti in qualche modo diversi da me e diversi tra loro.»
Il suo è un inno alla lettura per il gusto della lettura. A 45 anni dalla pubblicazione di “Se una notte d’inverno un viaggiatore è fondamentale recuperarlo per cercare di uscire dall’ottica competitiva della lettura come attesa di un obiettivo, la fine del libro e la seguente aggiunta a una libreria, come fosse un mattone di monumento alla nostra erudizione, per tentare invece di recuperarne la bellezza del percorso.
Articolo di Paolo Palladino.